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PANGEA Numero 5 Anno 2021
co. Man mano che il fondo dei bacini cresce viene chiusa l’apertura di sfioro fino a quel momento utilizza-
ta e l’acqua viene fatta affluire verso l’apertura a monte.
L’accrescimento degli argini può avvenire secondo tre metodi diversi: il metodo “a monte”, il metodo
“a valle” e il metodo “centrale”. Col metodo a monte lo scarico della sabbia dal ciclone avviene tutto e
progressivamente verso monte, verso cioè l’interno del bacino; con il metodo a valle lo scarico avviene
verso valle, cioè verso l’esterno del bacino; col metodo centrale esso avviene in parte a monte e in parte a
valle. Il metodo a monte è il meno idoneo per la stabilità del rilevato che peggiora man mano che aumen-
ta la sua altezza, giacché, crescendo, l’argine viene a poggiare sui limi all’interno del bacino in gran parte
non ancora consolidati.
2.4.1 I bacini di decantazione a monte di Stava
2.4.1.1. Il primo bacino
Il primo bacino di decantazione a servizio dell’impianto di flottazione della miniera di Prestavèl fu im-
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postato nel 1961 nei prati di Pozzole, a poca distanza dagli impianti di trattamento (Fig. 5). Per costruire
il bacino Montecatini aveva acquistato diverse particelle di terreno di proprietà privata e una particella di
proprietà comunale.
Il 4 ottobre 1960 l’ing. Giovanni Rossi, direttore della miniera, inoltrava all’Ispettorato Distrettuale
delle Foreste di Cavalese richiesta di autorizzazione al disboscamento di un’area da destinare al deposito
della roccia sterile proveniente dall’impianto di lavaggio della miniera. Il 22 aprile 1961 Montecatini inol-
trava al Genio Civile “richiesta di autorizzazione alla costruzione di un rilevato in terra alto 9 m onde de-
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cantare l’acqua proveniente dall’impianto di flottazione e restituirla chiarificata al rio Stava ”.
Sull’aggettivo “chiarificata” sarebbero state d’obbligo le virgolette, giacché negli anni Sessanta e
Settanta del secolo scorso a valle del bacino, nel rio dei Porcellini e nel rio Stava nel tratto dalla confluenza
con il rio dei Porcellini fino alla confluenza con il torrente Avisio, non vi era più traccia di vita. L’acqua era
torbida, di colore rosso-bruno della sabbia macinata che portava in sospensione, e portava con sé l’odore
acre e la schiuma degli emulsionanti utilizzati nella flottazione che ribolliva a ogni salto di pendenza.
Fig. 5. Gli impianti di lavorazione (a destra) e il primo dei due bacini di decantazione nei prati di Pozzole.
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Nel citato articolo del direttore tecnico della Divisione Miniere e del capo dell’Ufficio geologico di Montecatini si parla di “un grande bacino
di decantazione in località Pozzole” senza fornire alcun dettaglio circa le modalità di costruzione e di gestione del bacino o circa le sue dimen-
sioni o la quantità degli sterili che negli anni sarebbero stati depositati.
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Sentenza del Tribunale di Trento.
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