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PANGEA Numero 5 Anno 2021









































                                   Fig. 7. La berma nell’argine del bacino superiore dopo il crollo.

             Fino al 1978, durante le gestioni Montedison e Fluormine, operavano sull’argine due cicloni mobili:
         ogni passata dei cicloni portava a un innalzamento di 3 m circa. Dal 1978 al 1982, negli ultimi anni della
         gestione di Fluormine e nei primi anni della gestione di Prealpi Mineraria, la discarica non venne alimenta-
         ta. Fu nuovamente alimentata dal 1982 al 1985. In questo periodo il ciclone era fisso in sinistra orografica

         del bacino superiore e la sabbia ciclonata veniva portata sull’argine con pale meccaniche e autocarri. L’ar-
         gine veniva innalzato con l’addensato del ciclone e anche con terra vegetale proveniente da uno sbanca-
         mento a monte. Negli ultimi 4 mesi la torbida venne scaricata nel bacino senza la separazione mediante
         idrociclone.

             Nel gennaio 1985 si verificò un franamento sul bordo esterno in destra orografica dell’argine del baci-
         no superiore. Pochi giorni dopo veniva notata una cavità di minori dimensioni poco sopra il precedente
         franamento e di poco spostata sulla sua sinistra orografica, cavità che scomparve naturalmente nel mese
         di marzo. Nel successivo mese di maggio si ebbe la rottura della conduttura per lo sfioro dell’acqua del
         bacino inferiore, in una zona in cui essa era adagiata al di sotto dei limi, rottura che provocò la fuoriuscita
         dei limi e di quasi tutta l’acqua e la formazione di un inghiottitoio con diametro tra 6 e 10 m per una pro-
         fondità di circa 5 m. In entrambi i bacini di decantazione le condutture di sfioro erano state posate infatti
         sul fondo dei bacini e al loro interno e fuoriuscivano attraverso gli argini.
             Sui bacini non esisteva alcuna strumentazione di monitoraggio né vi era alcun documento nel quale
         fossero riportate le modalità costruttive da seguire nel corso della crescita e della gestione della discarica:
         gli operatori si affidavano a una sorta di tradizione orale, al ricordo cioè di quanto si era fatto nei periodi
         precedenti così come riportati, non per iscritto, ma nei racconti a voce dei colleghi.
             Al momento del crollo la discarica era alta complessivamente quasi 60 m e conteneva circa 300.000
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         m  di materiale (Fig. 8). Gli argini avevano una pendenza di 39°. All’Ufficio del Libro Fondiario i bacini di
         decantazione non risultano essere mai esistiti.
             L’area che ospitava la discarica è stata completamente bonificata alcuni anni dopo il crollo (Fig. 9).
         Dei pannelli informatori e un idrociclone posto su un cumulo di sabbia ciclonata ricordano l’attività di de-
         posito e stoccaggio dei fanghi residuati della lavorazione mineraria alla quale l’area fu adibita negli anni
         dal 1962 al 1985.


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