Page 58 - C:\Users\Utente\AppData\Local\Temp\msoF529.tmp
P. 58
PANGEA Numero 5 Anno 2021
Una scatola piena di carte d’imbarco. Ricordi di lavoro.
Pietro Jarre
Era il giorno prima di ferragosto e partivo prima del previsto per le vacanze al mare, seconda fase!
Volavo, leggero, senz’altro bagaglio che l’ansia di vedere la mia spiaggia. L’aeroporto della grande cit-
tà di provincia in cui vivo doveva ancora vedere due o tre voli charter decollare per le isole nel Tirre-
no, poi poteva chiudere gli occhi e sognare dei tempi passati.
Mi avvicino alla gentile addetta alla sicurezza, lei mi chiede i documenti, le sporgo la carta di identità
e il biglietto. Lei mi guarda come si guarda un povero vecchio e mi dice ma signore questa è la preno-
tazione, lei non ha fatto il check in? No, mah, forse è sul cellulare dico io (un tempo la mia segretaria
faceva il check in. Adesso non ho più una segretaria, e dovrei farli io in effetti, stupido).
Sorrido all’addetta alla sicurezza. Sono tanto ma tanto felice, quasi corro verso il banco per il check in
e vorrei saltare di gioia: ho dimenticato di fare il check in. Ho dimenticato di fare il check in!! Il male-
detto check in, si! Ho dimenticato come si viaggia in aereo – e d’altra parte un mese fa non mi hanno
buttato un vasetto di olive, scuotendo la testa, mentre cercavo di tornare con quelle da Olbia?
HO DIMENTICATO. Non avrei mai pensato che fosse possibile. Che stupenda figata. Che meraviglia.
Adesso quasi quasi mi faccio un giro a Francoforte, aeroporto si intende, così da vedere se finalmente
mi perdo nei suoi tunnel, tra le sue puzzette di fumo e liquid soap delle lounge dei Senator, che ho
conosciuto ad ogni ora di giorni festivi e di giorni feriali. Infiniti. E così da perdere, buttare via e strac-
ciare quelle carte di imbarco gialle e grigie, Lufthansa benedetta.
In venti anni avrò (credits a Mc Liam Wilson – Eureka street – libro bellissimo su Belfast e la fine, non
perdetevelo):
- Decollato mille cinquecento volte, per circa settecento voli. Atterrato per fortuna un pari numero
di volte (a Sevilla due volte in cinque minuti, andava a fuoco un motore)
- Mangiato trecento croissant con il prosciutto, in business. Con il formaggio, in economy (sui voli
europei, si intende)
- Bevuto duemila calicetti di champagne o vino frizzante
- Orinato in mille cessi di aereo, e una volta non solo…. quel giorno che stavamo atterrando a Mona-
co da San Pietroburgo e un fulmine ha pressoché colpito l’ala mentre quasi le ruote giravano al
contatto con la pista, e il pilota ha impennato l’aereo. Beh. Santa Lufthansa che poi mi ha fatto
Senator a vita, forse per quello
- Visto una volta il pilota pagare il kerosene con la sua – personale – carta di credito. Da Minneapo-
lis – base di compagnia avversa – a Houston, da cui eravamo scappati rinunciando all’atterraggio
in un uragano. Settemilacinquecento dollari costava il pieno (forse era solo un rabbocco) per an-
dare da Minneapolis a Houston con circa 100 passeggeri infastiditi, to say the least
- Raccolto due chili di tagliandini da boarding pass pensando di costruire una mappa del mondo con
tutti I plastic fucking places I have been to. Potrei certo caricare su eMemory, sarebbe rapido. E
con la cronologia vedere magari dove e come saltavo da un posto all’altro del mondo. Ma non so
se è proprio una buona idea, potrebbe essere molto razionale e selfish, e aggiungere poco spesso-
re ai ricordi di un globe trotter come tanti altri.
58