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Corso “La buona relazione tecnica”
LA BUONA RELAZIONE
QUINTA PARTE
Struttura logica della relazione /segue/
Attività eseguite
Cominciate da un elenco di tutto quanto fatto dall’inizio del lavoro fino alla redazione della relazione. Verifica-
te più volte per essere sicuri che nessuna attività sia stata omessa.
L’elenco è troppo lungo? È troppo breve? Avete suddiviso le varie attività in sottoattività in modo corretto e
coerente? P.es. le analisi chimiche non fanno parte delle attività di campo; se non vi dilungate nella descri-
zione delle analisi chimiche, non dilungatevi neppure nella descrizione del modo di misurare il livello dell’ac-
qua sotterranea in un pozzo di monitoraggio.
Se alcune delle attività sono particolarmente complesse e la loro descrizione è lunga, è opportuno trasferire
tale descrizione in un’appendice. Questo vale soprattutto quando queste attività vengono eseguite da un
soggetto terzo. Il corpo della relazione deve però contenere una sintesi (bilanciata) di tutte le attività esegui-
te.
Il capitolo serve al lettore a capire che cosa abbiate fatto voi, che cosa abbiano fatto i vostri partner e subfor-
nitori. È importante individuare chi abbia fatto quali attività: è una questione di riconoscimento del contributo
professionale ma anche di attribuzione di responsabilità.
Il capitolo non anticipa i risultati, salvo che questo sia necessario per spiegare come mai certe attività, inizial-
mente pianificate in un certo modo, siano state eseguite in modo diverso / aggiunte / omesse. Idealmente si
potrebbe redigere uno specchietto che raffronta le attività pianificate e quelle realmente svolte.
La descrizione delle attività eseguite dev’essere sufficiente a far capire al lettore che è stato correttamente
applicato il metodo scientifico: taratura degli strumenti di misura, pulizia dell’attrezzatura, ripetizione delle
misure per ottenere dati attendibili ecc.
Abbiamo predisposto un piano di lavoro o ci siamo affidati all’istinto o all’ispirazione dopo il primo caffè della
giornata?
A monte delle attività c’è la pianificazione (non lavoriamo a casaccio): il lettore deve cogliere l’aspetto pianifi-
catore del lavoro. La pianificazione permette e facilita un approccio scientifico al lavoro da svolgere; permette
di ottimizzare tempi e costi, di definire il percorso di attività preferito/più conveniente ma anche di valutare le
alternative possibili in caso di imprevisti, ostacoli e così via.
Consolatevi, comunque: in un qualsiasi lavoro scientifico le cose non vanno mai esattamente così come ab-
biamo pianificato di farle.
A partire dall’8 febbraio 2010, il pozzo di monitoraggio PM4 non è stato monitorato in
quanto erroneamente coperto con asfalto dall’impresa che ha eseguito i lavori di ristruttura-
zione nell’ala storica del Sito.
Al collega che aveva scritto questa frase ho commentato “Immagino che le autorità lo sapessero e non ab-
biano sollevato riserve.”
Risultati ottenuti
Nell’accingerci ad eseguire un lavoro scientifico siamo in parte condizionati dai risultati che ci aspettiamo di
ottenere. Questo ci impedisce di vedere e valutare in modo obiettivo tutti i dati che raccogliamo: tendiamo a
selezionare e dare importanza a quelli che si allineano alle nostre aspettative, scartando o considerando co-
me anomali gli altri (l’eccezione che conferma la regola). Ebbene, non è così: ogni dato ha la sua importanza
e la sua dignità d’esistere. A volte sono proprio queste anomalie ad aprirci gli occhi su una realtà diversa da
quella ipotizzata.
Il capitolo “Risultati” deve rispecchiare il capitolo “Attività”: ogni attività produce dei risultati.
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