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PANGEA Numero 4 Anno 2020
Per quanto riguarda la Tab. D poichè essa riporta delle previsioni e non delle certezze è necessario e corretto corre-
darle del campo di probabile tolleranza entro la quale si piazza la previsione (qui calcolata nel valore ±2%) modalità
purtroppo ignorata da molti analisti energetici e non. L’esempio più incredibile di previsioni scorrette (se non fosse
che proviene da uno dei Centri di ricerca tedeschi) è quello pubblicato dal German Advisory Council on Global
Change noto per le sue simpatie ecologiste che ha previsto per le FER una percentuale sul totale del fabbisogno/
consumo mondiale di energia del 28% nel 2030 e del 48% nel 2050, completando con previsioni estese fino al 2100
con una percentuale delle FER dell’84% (con lo 0% di petrolio, il 9% di gas naturale e lo 0% di carbone e nucleare).
Abbiamo già trattato in questa rubrica nei numeri scorsi di Pangea, le ragioni della quasi certezza che non possa
iniziare a breve termini una “Era FER” perchè:
- siamo ancora (e lo saremo ancora per 20-30 anni) in pieno nel’ “Era del Petrolio” iniziata intorno alla metà
del secolo XX (vedi Pangea N. 1/2020) sostituendo l’ “Era del Carbone” iniziata all’inizio del secolo XIX
- inizierà tra breve (2040-2050) l’ “Era del gas naturale” che continuerà probabilmente fino all’inizio del seco-
lo prossimo (vedi Pangea n. 3/2020)
- se entro il 2060 l’Energia Nucleare da fusione inizierà ad essere prodotta e distribuita (secondo le ultime
previsioni, vedi Pangea n. 2/2020) lo sviluppo delle FER sarà più contenuto di quanto ora previsto, mentre
la Energia Nucleare da fissione tenderà progressivamente ad azzerarsi.
In realtà una “Era delle FER” c’è già stata. Per ritrovarla bisogna risalire nel tempo a parecchie migliaia di anni prima
dell’avvento di Cristo. Nel passaggio dal Paleolitico al Neolitico infatti si assiste ad una innovazione importante e
cioè il passaggio progressivo nella produzione energetica del contributo muscolare umano (Età della Pietra) a quello
animale; quando l’uomo da cacciatore-raccoglitore diventa agricoltore ed addomesticatore di cavalli, di asini, di
dromedari e di cammelli che lo sostituiscono nel produrre energia (VIII-IX millennio a.C.). Dall’Età della Pietra si pas-
sa all’Età dei Metalli con l’impiego del rame (VI - VII millennio a.C.), del bronzo (III - IV millennio a. C.) e del ferro (I e
II millennio a. C.) iniziando il processo di civilizzazione della razza umana con l’uso intenso del fuoco (con l’utilizzo
del legname). Solo l’uomo sa fare ciò, nessun animale infatti è in grado di produrre e di trasmettere il fuoco.
L’uomo neolitico da “Sapiens” diventa “Sapiens sapiens” ed aumenta il suo bisogno e il suo consumo di materie
prime energetiche più di quanto fino ad allora otteneva con la sola forza umana o animale. il “Sapiens sapiens” vo-
leva cuocere il suo cibo, aveva bisogno di calore per riscaldarsi e di illuminazione. Ricorse pertanto al “fuoco” che
ottenne con la combustione della legna o dello sterco seccato (come ancora oggi fanno i nomadi Kuchi in Afghani-
stan).
Il legno caratterizzò la prima “Era energetica” grazie alla grande quantità di alberi e di foreste esistenti in quel perio-
do geologico. La seconda fonte energetica nella protostoria fu quella idrica dei fiumi quando l’uomo incominciò a
muoversi seguendo la corrente su tronchi scavati e a trasportare la merce utilizzando le vie fluviali e la terza fonte
di energia primaria esogena fu il vento utilizzato soprattutto per i movimenti via mare o via fiume grazie all’inven-
zione della vela un convertitore energetico che nei secoli seguenti diede vita ai mulini a vento che si estesero per
tutta Europa. Si arrivò così alle soglie della storia narrata e documentata degli ultimi venti secoli.
Del periodo protostorico non abbiamo dati contabili per poter affermare quale delle tre fonti energetiche (il fuoco,
l’acqua e il vento) predominasse ma possiamo dire che le tre fonti sommate costituirono certamente una “Era,
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