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Rubriche




          LEZIONI DI LAVORO. COSA FA DEL MIO STUDIO PRO-


          FESSIONALE UN’IMPRESA SAGGIA?




          Pietro Jarre, ingegnere


          Sei mesi fa il Dott. Antonioli, Direttore di Mondo Economico – rivista online del prestigioso Centro Einaudi, che
          pubblica ogni anno l’importante “Rapporto Giorgio Rota” su Torino – mi ha invitato a partecipare a una discus-
          sione in Unione Industriale sul libro di Nonaka Ikujiro e Takeuchi Hirotaka  “L'Impresa saggia. Come
          le imprese creano l'innovazione continua”.

          In questo libro trovate molte storie di imprese giapponesi, e potrete trovare moltissimi aneddoti, immagini, rac-
          conti per capire cosa sia un’impresa saggia, come sviluppare leadership di successo e di lungo corso nei vostri
          studi, società e imprese. Io sono rimasto particolarmente colpito dalle storie del coraggio delle imprese giappo-
          nesi nel distribuire cibo merci e conforto contribuendo a risollevare il paese dopo la triplice catastrofe di 10 anni
          fa – marzo 2011, terremoto, tsunami, nucleare. Coraggio anche nel rompere le regole inefficaci, quando è neces-
          sario, così come ho visto succeda anche in Germania di fronte alle catastrofi naturali.

          E’ un libro che consiglio ai lettori di Pangea, perché aiuta ogni professionista a riflettere sull’essenzialità del me-
          dio e lungo termine, sugli obiettivi di fondo che l’attività professionale, e quella che si fa impresa soprattutto,
          può / dovrebbe perseguire: aiutare, e davvero, la società che ci circonda. Chi di noi, infatti, non vorrebbe con il
          proprio lavoro professionale aiutare la propria comunità o società a migliorare, quindi a cambiare, chi di noi non
          vorrebbe lasciare un segno durevole del cambiamento apportato? Chi non capisce come questa possa essere una
          motivazione appagante e pagante per attirare i migliori clienti e impiegati?
          Mi è piaciuto molto che gli autori NON forniscano un “manuale rapido” per fare l’impresa saggia, nessuna pillola
          o ricetta (anche se i capitoli sul SECI ricordano certi manuali anglosassoni e il tedio tremendo delle loro ricette
          insipide per manager mediocri). Il tono è sempre analitico, filosofico, fan riflettere. Questo libro, a mio avviso, e
          per fortuna, ha più del racconto, del romanzo, che non del manuale. Ed è proprio bello che alla domanda “ma
          cosa devo leggere per diventare un bravo leader” loro rispondano “romanzi”, che illustrano ipotesi, sviluppano
          sinapsi, senso del tempo e dello spazio. Da molti anni anch’io ho trovato il coraggio per suggerire la stessa cosa:
          leggete romanzi, libri di storia e di storie, progetterete meglio.

          Gli autori usano spesso la parola “coltivare” e raramente la parola “costruire” … l’impresa si coltiva come un
          campo, non si “costruisce” come una struttura di pilastri travi e solette. È interessante poi che gli autori si riferi-
          scano alla innovazione e alla cura della conoscenza sempre con termini affini alla pratica agricola, il coltivare e il
          fertilizzare, potare, fornire di tutore. Il ruolo di ogni manager dell’impresa professionale, o di ogni professionista
          che faccia nolente o volente il manager, è questo: creare l’ambiente nel quale il talento possa crescere, le idee
          più strane emergere e fiorire, scrivendo sui muri “vietato vietare”, e pure “cosa vogliamo? Vogliamo tutto, l’im-
          possibile” (versione 1968 che precede stay foolish stay hungry di più recente conio).

          Vi racconterò soprattutto delle “emozioni e ricordi” che mi ha suscitato la lettura di questo libro, facendo inevita-
          bile riferimento ai 25 anni circa di carriera tecnica e manageriale nel contribuire a far crescere un’impresa pro-
          fessionale da poche centinaia di ingegneri in pochi paesi a quasi 8000 professionisti afferenti molte discipline in
          quasi 50 paesi.






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