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PANGEA Numero 1 Anno 2019


            nell’utilizzo di uno streamer su lunghi tracciati di indagine è la notevole riduzione delle tempistiche di acquisi-
            zione. In letteratura sono a disposizione diversi esempi di dati sismici ad alta qualità acquisiti con questo ap-
            proccio (e.g. Pugin et al., 2004; Van Der Veen et al., 2001).
            Simili approcci sono stati parzialmente sviluppati anche per l'acquisizione di dati geoelettrici. Tuttavia tali stru-
            mentazioni risultano più sensibili e non sono ancora arrivate allo stesso livello di sviluppo tecnologico di quelle
            sismiche. Le motivazioni di ciò sono principalmente legate alle complicazioni connesse con il contatto elettrodo
            -terreno, da cui deriva la capacità degli elettrodi di iniettare un'adeguata quantità di corrente elettrica per ge-
            nerare un campo di potenziale sufficientemente intenso e di misurare dati affidabili. Perciò, al momento, una
            valida alternativa alle indagini svolte con elettrodi infissi nel terreno esiste solo a discapito di alcune limitazioni
            relative alla profondità di indagine ed alla tipologia di dato misurato. Gli esempi più significativi di tali strumen-
            tazioni verranno brevemente delineati nel seguito. Successivamente verrà presentato il lavoro svolto relativa-
            mente alla possibilità di migliorare uno streamer sismico standard con l’aggiunta di appropriati accessori per
            l’acquisizione  di  dati  geoelettrici.  Nell'ambito  di  un  progetto  di  ricerca  finanziato  da  FINPIEMONTE
            (Mon.A.L.I.S.A.) è stata studiata un'opportuna soluzione tecnica (di cui è in corso una richiesta di brevetto) che
            garantisca un appropriato accoppiamento elettrico tra i sensori collocati lungo lo streamer ed il terreno. Sono
            presentati i primi test eseguiti con questo sistema ed i dati sono stati confrontati con quelli ottenuti dai sistemi
            di acquisizione classici per dimostrare l’efficacia dell’approccio scelto.


            2. Acquisizione dati geoelettrici in movimento.
            Le prime strumentazioni relative all'acquisizione di dati geoelettrici in movimento hanno utilizzato un cambio
            di paradigma per permettere il passaggio di corrente nel sottosuolo. Si è passati dal comune accoppiamento
            galvanico (tramite contatto elettrico diretto tra i picchetti metallici ed il terreno) ad un accoppiamento capaciti-
            vo (mediante antenne elettromagnetiche trasportate sulla superficie con frequenze operative nel campo quasi
            statico). Esempi di tali strumentazioni sono lo OhmMapper della Geometrics (Geometrics, 1999), uno dei primi
            sistemi operanti in questa modalità, e, più recentemente, il CRI (Capacitive Resistivity Imaging, Kuras et al.,
            2007). Con lo OhmMapper un semplice array di cavi coassiali con sezioni trasmittente e ricevente in configura-
            zione tipo dipolo-dipolo viene trascinato sul terreno lungo il percorso di acquisizione (Figura 1a). L'immissione

            di corrente nel terreno e la misura del potenziale elettrico sono condotte inducendo una corrente alternata (16
            kHz)  nel  cavo  e  misurando  la  tensione  al  dipolo  ricevente.  Ciò  fornisce  un  profilo  di  resistività  apparente
            (tramite opportune trasformazioni dei parametri misurati) per la specifica spaziatura trasmettitore-ricevitore, e
            quindi relativo ad una singola profondità di indagine. Per ottenere un set di dati 2D e diverse profondità di in-
            dagine per l'inversione tomografica in termini di sezione geoelettrica è necessario utilizzare più di un ricevitore
            con diverse separazioni dal trasmettitore o passare il cavo lungo lo stesso allineamento con diverse separazio-
            ni.
            Il CRI utilizza il medesimo principio di induzione della corrente dello OhmMapper ma per l'acquisizione dei dati
            viene utilizzata una configurazione composta da un dipolo di corrente e fino a sei dipoli di potenziale in confi-
            gurazione dipolo-dipolo equatoriale con una lunghezza tipica del dipolo di 1,5 m e separazioni che vanno da 1,6
            ma 6 m (Figura 1b). Le piastre capacitive sono incapsulate in plastica per protezione meccanica e isolamento
            elettrico. Il sistema è trainato da un fuoristrada. Con tale disposizione è possibile acquisire contemporanea-
            mente dati di resistività apparente relativi a differenti profondità di indagine, interpretabili in termini di sezio-
            ne geoelettrica.
            I risultati ottenuti con questi sistemi (e.g. Hauck and Kneisel, 2006; Kuras et al., 2007; Brown at al., 2011; Niu
            and  Wang, 2013; De domenico et al., 2016;) hanno dimostrato che è possibile acquisire, per diverse applica-
            zioni, dati comparabili con le misure di resistività standard fino a velocità di trascinamento di 2,5 km / h (per il
            CRI). Tuttavia in particolari condizioni di terreni a bassa resistività, in presenza di argille o limi saturi, essi posso-
            no riscontrare significative limitazioni della profondità di indagine. Inoltre, problemi di accoppiamento capaciti-
            vo si riscontrano in alcuni casi rendendo le misure non sempre affidabili. Infine, dipendendo la profondità di
            indagine dalla separazione dei dipoli trasmittente e ricevente, solitamente questi sistemi sono adatti solo per
            indagini relativamente superficiali.









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