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PANGEA Numero 8 Anno 2022

                  MATERIALI LAPIDEI: PROPRIETA’ TECNICHE, LORO SIGNIFICATO E

                                      RELATIVE PROVE DI LABORATORIO


                                      Parte 2: La resistenza alla compressione


         Dr. Piero Primavori - Libero Professionista (PSC-Primavori Stone Consulting)

         pieprima@gmail.com

         Prof.ssa Rossana Bellopede – Politecnico di Torino - Dipartimento di Ingegneria Dell'am-

         biente, del Territorio e delle Infrastrutture  rossana.bellopede@polito.it

         INTRODUZIONE
         Nel numero 6 di PANGEA (Marzo-Giugno 2021) è stato pubblicato il primo articolo della Rubrica dedicata alle pro-
         prietà tecniche dei materiali lapidei. In esso sono state trattate due proprietà: la massa volumica e la porosità.

         In questo numero la Rubrica prosegue prendendo in esame un’altra proprietà, la resistenza a compressione, valuta-
         bile attraverso la norma EN 1926 (2006).

         1. LA RESISTENZA A COMPRESSIONE

             In meccanica, la compressione è uno degli sforzi elementari cui può essere sottoposto un corpo (insieme alla
         trazione, la flessione, il taglio e la torsione). In particolare, un corpo è soggetto a compressione quando su di esso
         agisce un sistema di forze convergenti; in termini più semplici, quando questo sistema di forze tende idealmente ad
         “accorciare” il corpo stesso.
             Nel  linguaggio  tecnico  è  abituale  dire  che  i  carichi  “sollecitano”  una  struttura  e  questa  subisce  una
         “deformazione”.
             I corpi soggetti a compressione (ma anche agli altri sforzi elementari menzionati in precedenza) reagiscono agli

         sforzi trasmessi con la loro resistenza intrinseca attraverso delle tensioni (anch'esse di compressione, e di trazione)
         che cercano di equilibrare gli sforzi subiti affinché il corpo non si lesioni, o crolli. Un corpo (o un materiale) sollecita-
         to  dall’applicazione  di  un carico (= sforzo) tende a deformarsi in risposta alla sollecitazione stessa, cioè a mutare
         la sua forma iniziale. Se il carico applicato è di piccola intensità, si provoca nel materiale una deformazione che può
         annullarsi togliendo la sollecitazione, cioè si induce una deformazione reversibile o elastica, il cui valore è propor-
         zionale a quello del carico. Aumentando indefinitamente il carico, lo sforzo supererà la capacità di resistenza del
         corpo/materiale, il quale, prima o poi, cederà, rompendosi.
             Immaginiamo di condurre un semplice esperimento: prendiamo un normale elastico e tiriamolo con due mani
         (questo  è  il  carico  che  sollecita)  (Figura  1a);  esso  sarà  soggetto  solo  a  trazione  (reazione)  e  si  allungherà
         (deformazione); se invece prendiamo un pezzo di cera (un lumino, una candela ecc.) (Figura 1b) e lo comprimiamo
         con una mano (questo è il carico che sollecita), esso sarà soggetto solo a compressione (reazione) e si accorcerà
         (deformazione).











                          Fig. 1: rappresentazione schematica di un’azione di trazione ed una di compressione
                                  (da:www.darioflaccovio.it/blog/informazione-tecnica, modificato)



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