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PANGEA Numero 3 Anno 2020

         1.4 Le Cave di Gesso

                Ai piedi di Rocca Balata, spostata, per chi guarda dal Belvedere di Petralia Sottana, verso destra si trovava la cava di
         gesso (Figura 10) la cui secolare estrazione è rimasta attiva fino agli anni cinquanta del secolo scorso. Il massiccio roccioso pro-
         segue verso la Statale 120 con una impervia scarpata composta di detriti accumulatisi nel tempo a seguito dell’erosione di
         fattori geo-atmosferici, e lì troviamo il Frantoio (Figura 11), la fabbrica del gesso. Sin dall’epoca romana il gesso veniva usato
         come legante (al posto del cemento) nelle opere murarie e per lisciare (tipo intonaco) sottofondi di pavimenti e pareti. In certe
         realtà con blocchi di pietra di gesso venivano costruite abitazioni (se ne trovano testimonianze anche a Resuttano, altro borgo
         madonita). Questo minerale gessoso, nel passato, era così diffuso che perfino molti agricoltori si vestivano da muratori per
         costruire pareti separatorie dei vari ambienti della casa, oppure posavano l’incannucciato (canne legate tra loro e con su uno
         strato di gesso) sulle travi di legno dei solai e dei soffitti. In certe situazioni, per adempiere a queste operazioni, si costruivano
         addirittura piccole calcare.

                L’estrazione dalla cava avveniva tramite spaccatura del minerale con mazze e punciotti o con piccole dosate mine.
         Inizialmente per portare il pietrame gessoso al Frantoio veniva utilizzato, quasi certamente, un canalone nel quale facevano
         rotolare il pietrame estratto; in un secondo momento fu costruita una funivia che, tramite carrucole munite di disco frenante,
         portava dalla cava al Frantoio.

                La cava di Petralia era a conduzione familiare, per cui tutti i membri erano impegnati: dalla frantumazione del pietra-
         me in pezzi sempre più piccoli, tipo brecciolino, alla macinazione finale per ridurlo in polvere tramite una grossa macina di pie-
         tra dura azionata da asini o muli. Quella specie di farina gessosa veniva insaccata e poi trasportata, tramite animali da soma o
         con carretti, agli acquirenti, che la usavano per stucchi e intonaci.

                Pare che la cava fosse molto attiva già nel ‘600 e forniva gesso al Re di Napoli. Di questa attività estrattiva rimangono
         diverse tracce, specialmente nei piccoli fabbricati dei primi del Novecento del centro storico del quartiere  “Pusterna”, il più
         antico di Petralia Sottana.
































                                                 Fig. 11. Frantoio del gesso




         1.5 Il Pastificio
            Il costone di Rocca Balata si unisce al costone, dove è insediato il paese, tramite un ponte, bombardato dagli americani
         durante lo sbarco in Sicilia della Seconda Guerra Mondiale. Subito dopo il ponte si trova il Molino e Pastificio Pucci & Calasci-
         betta (Figura 12), poi Castagna, costruito a Petralia Sottana agli inizi del ‘900 e attivo fino a qualche decennio fa. Funzionava ad
         acqua, proveniente dai bacini di carico delle centrali Catarratti e Paratore poste a monte, che confluiva nella “gorga” (vasca) di
                                      3
         Don Moffo della capacità di 5.000 m . Dalla vasca di Don Moffo, l’acqua raggiungeva una vasca di carico di 600 metri cubi, e da

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