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PANGEA Numero 3 Anno 2020
di fusione). Dai dati si evince infatti che l’alimentazione degli acquiferi non sia da attribuire unicamente alle piogge,
ma anche alle acque di fusione nivo-glaciale, condizione che porta a una generale negativizzazione del rapporto
isotopico medio delle acque. I valori isotopici delle acque superficiali e sotterranee mostrano inoltre valori simili.
Tale condizione dimostra come i corsi d’acqua studiati siano alimentati in buona parte proprio dalle acque sotterra-
nee sebbene, soprattutto qualora si verifichino eventi piovosi importanti, l’influenza diretta delle precipitazioni mo-
difichi l’impronta isotopica caratteristica delle acque superficiali, generalmente simile a quella delle acque sotterra-
nee, facendola approssimare (temporaneamente) a quella propria delle precipitazioni stesse.
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Fig.5: grafico δ O-δ H delle acque studiate e LMWL calcolata per la regione
L’effetto stagionalità. Dallo studio delle precipitazioni (fig.5) si nota come i parametri isotopici relativi abbia-
no una variabilità stagionale rilevante: nei mesi caldi si hanno valori isotopici meno negativi che tendono a negati-
vizzarsi all’avvicinarsi della stagione fredda dove si registrano i valori più negativi soprattutto in presenza di precipi-
tazioni nevose. Tale fenomeno è definito come “effetto stagionalità” che porta alla differenziazione isotopica delle
precipitazioni estive da quelle invernali in virtù della differente temperatura di formazione delle precipitazioni (a
temperature minori si formano precipitazioni con valori isotopici più negativi e viceversa).
La retta meteorica locale. Effettuando infine un’interpolazione lineare dei valori isotopici delle precipitazioni, in un grafico
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O e H, si ottiene l’equazione H=7.52* O+8.57 (R =0.99) che rappresenta la Retta Meteorica Locale (LMWL) calcolata
per l’area di studio (fig.5).
Precipitazioni atlantiche e mediterranee. Osservando l’andamento dell’eccesso di deuterio dei campioni di
precipitazioni si nota un aumento netto dei valori all’avvicinarsi della stagione fredda, nello specifico, tra il mese di
settembre e quello di ottobre (fig.6). Questo fenomeno è spiegabile prendendo in considerazione l’evaporazione
secondaria che si verifica nella colonna d’aria al momento della formazione delle precipitazioni: nella stagione calda
tale fenomeno è favorito per cui si registra un abbassamento dei valori di eccesso di deuterio; nella stagione fredda
avviene il contrario quando l’evaporazione secondaria è ridotta a causa delle temperature minori. Analizzando i
valori assoluti ottenuti si può ipotizzare, come già fatto da autori precedenti (es. NOVEL et al., 1995), che nella sta-
gione calda, fino al mese di settembre, le precipitazioni si formino da nubi provenienti per la maggior parte dall’O-
ceano Atlantico (valori fino a 15‰, FROEHLICH et alii, 2002), mentre dall’autunno inoltrato (mese di ottobre per il
territorio studiato) il contributo maggiore nella formazione delle nubi dalle quali si originano le precipitazioni locali
sia da attribuire al Mar Mediterraneo (valori maggiori, fino a 22‰; GAT & CARMI, 1970). In base a tale considera-
zione si può affermare che la regione alpina studiata, come parimenti è stato dimostrato per gran parte del settore
alpino (es. GAT & CARMI, 1970), si trova in un settore a doppia influenza e quindi suscettibile alle modificazioni sia
qualitative che quantitative dei due distinti input meteorici.
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