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IDROGEOLOGIA: VALUTAZIONE E PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE





         Studio idrochimico e isotopico delle acque dell’Alta Valle

         d’Aosta (Italia)



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         Barbara Grappein , Pietro Capodaglio , Manuela Lasagna , Domenico Antonio De Luca
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          Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino; domenico.deluca@unito.it; manuela.lasagna@unito.it;
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          ARPA Valle d’Aosta, sezione Suolo Rifiuti Energia; p.capodaglio@arpa.vda.it

          *  Corresponding author barbara.grappein@edu.unito.it



          Abstract: Nella seconda metà dell’anno 2019 sono state campionate e analizzate chimicamente le acque superfi-
          ciali, sotterranee e di precipitazione dell’Alta Valle d’Aosta con l’obiettivo di individuare le variabili da cui il chimi-
          smo dipende (geologia, quota, stagione e prossimità ai centri abitati prevalenti) e verificarne lo stato qualitativo
          buono, condizione che già emergeva dalle campagne di monitoraggio periodico operate da Arpa Valle d’Aosta.
          Alla caratterizzazione chimico-fisica delle acque si è fatta seguire quella isotopica la quale ha permesso innanzi-
          tutto di individuare un doppio contributo dell’alimentazione degli acquiferi, tanto da parte delle acque piovane
          quanto da quelle di fusione nivo-glaciale, ha poi consentito di ipotizzare la provenienza delle precipitazioni sia dal
          Mar Mediterraneo, in inverno, che dall’Oceano Atlantico, in estate, e ha fatto sì che potesse essere calibrata in
          modo specifico per il territorio la Retta Meteorica Locale (LMWL).

          Parole chiave: Acqua; isotopi; precipitazioni; idrochimica.

         1. Introduzione

             Tutela e gestione controllata dei corpi idrici sono questioni normate da diversi
         anni (es. D.Lgs 31/01, 152/06, 30/09) e si concretano con l’imposizione di una serie di
         disposizioni da rispettare la cui efficacia e il cui rispetto, tanto da parte delle utenze
         private quanto pubbliche, è accertato dal periodico monitoraggio delle acque effettua-
         to dagli enti preposti (es. ARPA e APPA). È altresì importante che le tecniche ordinarie
         di  monitoraggio  vengano  continuamente  aggiornate  e  integrate  con  altri  metodi  di
         indagine con l’obiettivo di implementare lo stato di conoscenza degli acquiferi soggetti
         a continui e inarrestabili mutamenti anche a causa dell’inquinamento antropico e dei
         cambiamenti climatici in atto responsabili della degradazione qualitativa delle acque e
         della loro riduzione quantitativa.
             A prescindere dalla tipologia di acqua e dalla sua destinazione d’uso, i parametri
         chimico-fisici caratteristici di un corpo idrico da valutare per operare un monitoraggio
         qualitativo di un’acqua sono: la temperatura al prelievo, il pH, la conducibilità elettro-
         litica e i principali ioni in soluzione. Tali informazioni non sono però sufficienti per co-
         noscere e descrivere nella sua complessità un acquifero. Benché la normativa vigente non ne preveda il campiona-
         mento e l’analisi, importanti informazioni circa l’influenza dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla quali-
         tà (e quantità) delle acque si possono ottenere dal campionamento e dall’analisi delle precipitazioni che costituisco-
         no una delle principali fonti di alimentazione degli acquiferi. Utili e importanti dati, quali la provenienza delle acque
         o la tipologia di acqua alimentante un acquifero, si possono invece ottenere dallo studio degli isotopi stabili dell’ac-
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         qua (ä O e ä H). In Italia non esiste ancora una rete di monitoraggio isotopico nazionale, come ad esempio è in
         Svizzera (vd. NISOP, Swiss National Network for the Observation of Isotopes in the Water Cycle) o in Austria (vd.
         ANIP, Austrian Network of Isotopes in Precipitation and Surface Waters).  Esistono comunque studi isotopici che
         sono stati condotti a diverse scale e a diversi scopi sul territorio nazionale (Longinelli e Selmo, 2003; Giustini et al.,
         2016) lasciando però scoperto l’intero settore nordoccidentale della penisola dove gli unici dati risalgono alla prima
         metà degli anni Novanta (Novel et al., 1995).
             In questo lavoro vengono presentati i risultati che si possono ottenere da un monitoraggio qualitativo, realizza-
         to  attraverso tecniche  ordinarie  e  applicato  a  360° su  tutte  le  acque  di  un  territorio  quali  le  acque  superficiali,


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