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PANGEA Numero 5 Anno 2021

             La zona “di perfetta funzionalità” scelta per l’impianto di trattamento ha generato “l’errore macro-
         scopico” nella scelta del luogo dove erigere la discarica e ha innescato il concatenarsi di errori e omissioni
         che hanno portato alla catastrofe. L’attenzione dell’azienda rivolta esclusivamente al profitto immediato e
         l’attenzione dei pubblici amministratori rivolta solo alla creazione e alla salvaguardia di posti di lavoro
         (con l’equivoco di sempre che fa credere che scopo dell’azienda sia la creazione di posti di lavoro, mentre
         i posti di lavoro sono strumento per fare profitto) hanno innescato a loro volta la sudditanza e il disinte-
         resse dei responsabili per una struttura destinata ad accogliere rifiuti e quindi a generare costi e non pro-
         fitto.

             È ben vero che alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso in Val di Fiemme, come un po’ ovun-
         que nell’arco alpino, si viveva in case che non tutte erano fornite di impianti igienico-sanitari all’interno
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         delle abitazioni né tanto meno di riscaldamento centralizzato  e si emigrava per trovare lavoro. Gli anni
         del boom economico erano di là da venire, il turismo, che è diventato il settore economico più importante
         della valle, si svilupperà più tardi, negli anni Settanta/Ottanta, con gli impianti di risalita e la stagione in-
         vernale: negli anni Cinquanta e Sessanta si parlava ancora di “villeggiatura” e la stagione durava due mesi
         al massimo in estate (Fig. 12).

             Questo spiega l’attenzione delle autorità locali alla notizia che un importante gruppo industriale, uno
         dei maggiori all’epoca in Italia, aveva deciso di potenziare la propria attività in zona dando lavoro a oltre
         cento dipendenti da assumere in valle, ma non giustifica il loro atteggiamento di sudditanza nei confronti
         dell’azienda e delle esigenze industriali, né tantomeno giustifica quello dei funzionari che avevano l’obbli-
         go di garantire la sicurezza delle lavorazioni minerarie e di un’intera popolazione.
             Ma se Stava “è il simbolo” di questo modo gravemente sbagliato di concepire l’attività economica
         non ne è stato e non ne è, purtroppo, l’unico esempio.

             Solo la memoria può farci sperare che la filosofia aziendale e l’atteggiamento dei pubblici amministra-
         tori e dei funzionari non generino altri disastri analoghi, prevedibili ed evitabili, perché la memoria “è un
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         dovere” , la memoria “intesa in modo attivo, per far sì che venga stimolato il richiamo alla responsabilità
         di ciascuno di noi, perché queste disgrazie, il dramma che Stava ha vissuto e gli altri, dipendono essenzial-
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         mente dalla superficialità di coloro che hanno responsabilità” .

             È questo l’intento che ha mosso il Parlamento italiano ad approvare con voto unanime la legge istitu-
         tiva della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri industriali e ambientali causati dall’uo-
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         mo , considerata solennità civile, in occasione della quale andrebbero organizzati “manifestazioni, ceri-
         monie, incontri e momenti comuni di ricordo dei fatti accaduti e di riflessione sui fatti medesimi, anche
         nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere attività di informazione e di sensibilizzazione e
         di sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi connessi a interventi che alterano gli equilibri del
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         territorio e della necessità di tutelare il patrimonio ambientale del Paese” .









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          Gli alloggi per i dipendenti di Montecatini furono le prime case di Tesero dotate di impianto di riscaldamento centralizzato.
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          Messaggio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione del ventesimo anniversario della catastrofe, 19
         luglio 2005.
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          Indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione dell’udienza accordata ai promotori della
         Fondazione Stava 1985 al Palazzo del Quirinale a Roma il 22 settembre 1999.
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          Legge 14 giugno 2011 n. 101 in Gazzetta Ufficiale n. 157 dell’8 luglio 2011.
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          Articolo 2, legge 14 giugno 2011 n. 101.

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