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19 LUGLIO 1985



















                                    Fig. 12. Stava alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.
             È triste constatare che a 10 anni dalla sua approvazione pochi in Italia conoscono questa legge e po-
         chi la applicano o la hanno applicata, né deve stupire se, nell’informare circa il crollo della discarica di mi-
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         niera di Brumadinho  (Robertson et al. 2019) tutti o quasi tutti gli organi di informazione in Italia non
         hanno colto l’analogia con il crollo della discarica di miniera di Prestavèl. Perché coltivare la memoria ri-
         chiede impegno, dedizione, risorse.

             Non servono leggi severe per evitare i disastri, servono responsabilità civile e d’impresa, etica profes-
         sionale,  coscienza delle proprie personali  responsabilità, perché tutti abbiamo  responsabilità  verso noi
         stessi e verso gli altri. E non dobbiamo mai dimenticare che “nei confronti della natura siamo sottomessi a
                                                                                                              49
         leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire (AA.VV. 1989) .
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             È doloroso constatare che in Italia le terribili lezioni del Gleno , di Molare  e del Vajont  non sono
         servite a evitare l’eccidio di Stava e che l’eccidio di Stava non è servito a evitare altri disastri industriali, fra
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         i quali anche il crollo di un ponte autostradale . Ed è doloroso assistere al ripetersi, un po’ ovunque nel
         mondo, di disastri analoghi a quello di Stava, prevedibili ed evitabili (Boaretto et al. 2018).
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             Quasi 90 incidenti rilevanti in discariche di miniera dopo Stava , due fra i più gravi, quelli di Bento
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         Rodriguez  e di Brumadinho (Tosatti 2020) in Brasile avvenuti pochi anni fa, ci obbligano a ripetere in mo-
         do insistente, quasi ossessivo, la frase riportata in calce al lungo elenco con i nomi delle Vittime di Stava
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         racchiusi nella lapide in cristallo conservata nella chiesetta di Stava .



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          Uno dei più recenti fra gli 89 disastri dovuti al crollo di discariche di miniera avvenuti dopo il crollo della discarica di Prestavèl. Il 25 gennaio
         2019, a seguito del crollo del bacino di decantazione Fundão Dam nello Stato di Minas Gerais in Brasile, vi furono 250 morti e 11 dispersi. La
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         colata di fango di oltre 12 milioni di m  ha investito gli impianti della miniera, ha raggiunto dopo oltre 7 km la città di Brumadinho, ha percor-
         so 300 km e si è esaurita dopo due settimane nel bacino idroelettrico di Retiro Baixo sul rio Paraopeba. Fonte: http://www.wise-uranium.org/
         mdaf.html (consultato il 31/12/2020).
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          Karol Wojtyła nel discorso pronunciato a Stava il 17 luglio 1988.
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          Oltre 350 morti il 1° dicembre 1923 a seguito del crollo della diga del bacino idroelettrico del Gleno in Val di Scalve in provincia di Bergamo
         (Luino et al. 2014).
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          Oltre 100 morti il 13 agosto 1935 a seguito del crollo della diga del bacino idroelettrico di Molare in Valle Orba in provincia di Alessandria
         (Bonaria e Tosatti 2011).
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          1910 morti il 9 ottobre 1963 a seguito di una frana nel bacino idroelettrico del Vajont nelle province di Pordenone e di Belluno.
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          43 morti il 14 agosto 2018 per il crollo del ponte Morandi a Genova.
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          Fonte: http://www.wise-uranium.org/mdaf.html (consultato il 31/12/2020).
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          19 morti il 5 novembre 2015 a seguito del crollo del bacino di decantazione Feijão Dam nel Distretto di Mariana in Brasile. La colata di fango
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         di oltre 30 milioni di m  ha interessato un’area di 15 km  e, dopo aver seguito il corso dei fiumi Gualaxo del nord, Carmel e Rio Doce, ha rag-
         giunto l’Oceano Atlantico dopo circa due settimane e dopo aver percorso oltre 660 km. È stata interrotta la fornitura di acqua potabile per
         oltre 250.000 abitanti.
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          La lapide in cristallo è stata benedetta da Papa Giovanni Paolo II il 17 luglio 1988 a Stava.

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