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PANGEA Numero 2 Anno 2020






















          Fig. 2 Vista del cedro prima dell’abbattimento da sotto il terrazzamento di altezza 7 metri



            2.  Lavori preparatori

                      Il primo lavoro è stato quello di commissionare allo studio Fortea di Torino un’analisi della situazione di
                 salute della pianta in relazione alle problematiche legate alla stabilità della stessa. Lo studio ha condotto
                 un’analisi, anche mediante Tomografia e il risultato è stato il seguente:
                     “La pianta in esame, di età stimabile superiore a 150 anni, e cresciuta in condizione non libera (sviluppo
                dell’apparato radicale condizionato da muretti e strutture sotterranee, sviluppo della chioma condizionato
                dai fabbricati circostanti), è una pianta oltre la fase adulta e sofferente, come evidenziato dalla chioma di-
                sarmonica, dai diffusi seccumi, dalle colonie fungine e dal degrado del legno. Prolungare la vita della pianta
                con espedienti è illusorio oltre che pericoloso.


                  Per tanto si ritengono le alternative all’abbattimento inefficaci dal  punto di vista della stabilità

                  della pianta e controproducenti dal punto di vista paesaggistico e si ribadisce la classe di propen-
                  sione al cedimento “D-estrema” per la quale il protocollo VTA previsto dalla SIA (Società Italiana
                  d’Arboricoltura)  per  l’applicazione  del  metodo  così  recita:  “Gli  alberi  appartenenti  a  questa
                  classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il
                  controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far
                  ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito. Per questi
                  soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione
                  del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla
                  buona pratica dell’arboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono, quindi, essere
                  abbattute”


             IL secondo lavoro preparatorio è stato quello di rivedere sulla storiografia locale le descrizioni dei luoghi: que-
             sto è stato possibile andando a consultare gli scritti di D. Muletti (Saluzzo 1755, Cuneo 1808) che con il suo
             “Descrizione storica dello stato presente della città di Saluzzo” uscito postumo nel 1829 e ristampato 1973, dà
             indicazioni precise su come erano state costruite le abitazioni lungo la collina che porta la Castello e quelli, più
             generici, di Goffredo Casalis (Saluzzo1781, Torino 1856) nel “Dizionario storico statistico commerciale degli
             stati di S.M. il re di Sardegna(1833) dedica un volume a Saluzzo.
                Oltra a ciò sono stati fatti dei saggi nel terreno per scoprire dove si potevano trovare la cavità sottostante al
             giardino terrazzato per poter compiere in sicurezza i lavori di abbattimento della pianta senza andare a rag-
             giungere manufatti esistenti. Si è così individuato un passaggio sotterraneo, ora percorso in parte da tubatura
             fognaria (anni 60 del secolo scorso), che collegava le cantine del palazzo retrostante con i prati oltre le mura
             della città.


                Tale canale corre a circa 1,90 metri sotto il livello del giardino ed a una distanza di circa 1,5 metri dal tronco
             della pianta da abbattere, le cui radici non sono riuscite a penetrarlo. Inoltre sono state individuate della cavità



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