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BENI CULTURALI
IIa: dislocazioni reticolari e riorganizzazione strutturale rispetto a uno stato iniziale IIb;
IIIa: stato iniziale; IIIb: deformazione elastica; IIIc: inizio della dislocazione;
IIId: migrazione della dislocazione; IIIe: stato finale;
Ne sono tipici esempi i marmi cristallini azzurri (Azul Cielo, Argentina; Blue Star, Kenia - (Figura 18), dove il solo
responsabile del colore azzurro è una calcite fortemente deformata, ed alcuni graniti bluastri orientati come il
Sukuru (Brasile), l’Orchidea (Australia) con difetti reticolari del quarzo.
Fig. 18. Il colore azzurro del marmo Blue Star (Kenia) è causato dalla distorsione del reticolo cristallino dei cristalli di
calcite
La policromia della calcite, soprattutto quella di tipo chimico, è importante poiché, come sappiamo, tutti i ma-
teriali ascrivibili alla categoria dei marmi sono fatti da calcite (unica eccezione i marmi verdi). Precedentemente, si è
parlato di stato di aggregazione e di forma nella quale la calcite si presenta nei diversi materiali; ebbene, la colora-
zione si sviluppa con modalità e frequenza molto diverse a seconda degli stati di aggregazione e della forma con i
quali la calcite si presenta. Nei marmi cristallini il minerale si presenta sotto forma di piccoli cristalli, con un abito
più o meno regolare; nei marmi calcarei, invece, si presenta soprattutto sotto forma di “particelle”, come frammen-
to di preesistenti rocce, di fossili, di granuli ecc. La disponibilità in natura di uno stesso colore per queste due cate-
gorie è ben diversa: il bianco è estremamente comune e diffuso nei cristallini mentre nei calcarei è rarissimo (anche
un bianco sporco-color panna). I cristallini neri e rossi sono pressoché inesistenti, mentre i calcarei sono molto
diffusi; i calcarei rosa sono assai comuni mentre i cristallini sono piuttosto rari. Il marrone scuro, infine, è sporadico
tra i cristallini, mentre è piuttosto frequente tra i calcarei.
Gli esempi che potrebbero essere considerati sono infiniti e non possono certamente trovare adeguato spazio
in questa breve nota; tuttavia la regola dovrebbe essere chiara: pigmenti e colorazioni dei lapidei hanno la loro
principale origine nei minerali e negli elementi chimici costituenti. Poiché i minerali hanno le loro modalità di gene-
si e un loro campo di stabilità, a certe rocce compete solo una precisa cerchia di minerali, e quindi di colori possibili.
In precedenza, oltre alle relazioni colore-minerali, è stato fatto cenno anche alla frequenza di rinvenimento dei
giacimenti di materiali lapidei, vale a dire perché certi materiali siano frequenti e diffusi un po' ovunque, mentre
altri siano così rari in natura.
Quasi ogni paese ha, tra le sue risorse, un granito grigio, un granito rosa, o un marmo calcareo beige; questa
“certezza” si riduce se parliamo di marmi cristallini bianchi, di graniti rossi o di ardesie nere, per venir ulteriormente
meno se ad essere richiesti sono i graniti blu, gli onici gialli, i marmi verdi o altre categorie rare.
L’argomento è vastissimo e capirne i meandri implicherebbe da parte del lettore una base conoscitiva scientifi-
ca; la eviteremo, chiedendo tuttavia al lettore stesso un piccolo sforzo: quello di comprendere che le rocce da cui si
“prelevano” i marmi e i graniti non sono qualcosa di immobile ed immutabile nel tempo, bensì sono entità che, in
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