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PANGEA Numero 8 Anno 2022
tempi incomparabilmente più lunghi della vita umana, si muovono, si rinnovano, si mescolano, fondono, risolidifica-
no, e così via.
Nelle vicende geologiche che interessano il nostro pianeta, ciclicamente, si formano colate vulcaniche (trachiti,
basalti, porfidi ecc.), travertini, strati sedimentari (calcari, arenarie, onici, alabastri ecc.), enormi corpi di granito
(graniti), rocce metamorfiche (marmi, serizzi, beole, ardesie ecc.). Ognuno di questi gruppi non si forma a caso, né
nel tempo, né nello spazio.
La velocità con cui la quasi totalità delle rocce si forma è sempre fuori dalla portata dell’osservazione dell’uo-
mo anche se, in alcuni casi, possiamo assistere alla nascita di qualche lapideo in “tempo reale”: ad esempio, esisto-
no travertini in formazione, mentre i vulcani attuali ci mettono a disposizione basalti o porfidi “freschi”.
Alcune rocce sono di gran lunga più frequenti e più comuni di altre, le quali sono invece rare e confinate a spe-
cifiche aree; esempi del primo tipo sono i graniti grigi e i graniti rosa a disegno uniforme, meno frequentemente i
graniti cosiddetti “venati”. Esempi del secondo tipo sono i graniti blu, i marmi verdi.
Per formarsi, i graniti blu richiedono che si generino magmi cosiddetti alcalini e si sviluppino strutture geologi-
che (come i ring-complex) ben più rare di quelle dalle quali provengono i graniti grigi, o rosa. Ve ne sono sul piane-
ta, ma sono molto poche e in posizioni tutt’altro che casuali. Ciò equivale a dire che i graniti blu sono pochi, pochis-
simi.
I marmi verdi corrispondono a rocce che, ancor oggi, si stanno formando sui fondi degli oceani; era così anche
milioni di anni fa, con la differenza che, a causa delle orogenesi, le rocce verdi di allora si ritrovano oggi in mezzo
alle montagne e sono più facilmente osservabili. Cercare un marmo verde significa localizzare quelle rocce che un
tempo erano con certezza un fondo oceanico; è inutile cercare depositi di marmi verdi al di fuori di queste rocce:
non sarebbe possibile trovarli. Tuttavia, le parti al mondo dove sono reperibili questi “brandelli” di vecchi oceani
sono di gran lunga meno estese di quelle dove si rinvengono graniti grigi o marmi calcarei beige. Questo spiega per-
ché avere nuovi marmi verdi è più difficile che trovare un calcare grigio. Si pensi, a titolo di mera informazione,
che, tra le rocce affioranti sulla superficie terrestre, le sedimentarie (tra cui i calcari) sono oltre il 75%.
Altri casi interessanti sono rappresentati dai graniti gialli e da quelli neri. Per i primi, la petrografia ci dice che
questo colore è impartito al granito da minerali che non sono mai né fondamentali, né stabili; i maggiori responsa-
bili del colore giallo sono infatti degli ossidi idrati di Ferro (limonite sensu lato) (Figura 19), i quali, oltre al colore, de-
terminano, non di rado, anche uno scadimento delle proprietà meccaniche, motivo per cui trovare un granito giallo
e compatto non è semplice.
Fig. 19. In questo granito Golden Flakes (Brasile) le piccole plaghe di giallo sono dovute a modestissime quantità di limo-
nite che permeano in modo discontinuo la struttura della roccia
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