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PANGEA Numero 6 Anno 2021

              lavaggio, per BA con dimensione > 1-2 mm


              carbonatazione/passivazione, per BA “fini”, con dimensione almeno inferiore a 1mm.


             I dimensionamenti riportati sono solo indicativi, e vanno rapportati alla specificità delle BA in analisi.


             Quanto ai “lavaggi”, essi sono certo efficaci alla rimozione di specie solubili, con particolare riferimento a cloru-
         ri e solfati. L’impiego delle tecnologie con lavaggio sono condizionate dalle dinamiche stesse applicate, introducen-
         do effetti dovuti all’attrizione inter-particelle, che comporta una varietà di fenomeni prevalentemente dovuti alla
         formazione di un particolato fine, eventualmente solubile (Alam et al., 2017). Recentemente è stata anche proposta
         una modalità di trattamento innovativo basato sull’impiego di vapore, in sostituzione della fase liquida (Destefanis
         et al., 2020). Una “controindicazione” all’impiego dei lavaggi è rappresentata dalla complessità di gestire le acque
         risultanti (waste waters), che accolgono i contaminanti da cui sono state liberate le ceneri. Le “waste waters” sono
         gestibili convenzionalmente attraverso l’impiego di filtri, che consentono di trattenere i contaminanti rilasciando il
         solvente, comunemente acqua. La riduzione dei costi legati ai filtri può essere attuata con l’ausilio complementare
         di sistemi a filtraggio “poveri”, quali ad esempio il bio-char (materiale verde carbonizzato), che consente un’efficace
         azione di cattura di metalli pesanti (Inyang et al., 2016). Tuttavia, l’uso dei filtri sposta solo il problema d’origine alla
         gestione successiva dei filtri saturi, sebbene consenta di concentrare le specie inquinanti in volumi più piccoli e ge-
         stibili di quelli iniziali. Un approccio alternativo, è quello di indurre nelle acque processi di precipitazione selettiva,
         immobilizzando in solidi a bassa solubilità le specie da cui è necessario liberare il solvente, riducendo di conseguen-
         za l’impiego di filtri.


             La “carbonatazione” procede attraverso le reazioni:

                                                                +
                                                                     2-
                                                   CO 2 + H 2O = 2 H  + CO 3
                                                            e

                                                      2+
                                                            2-
                                                   Ca  + CO 3  = CaCO 3,

             con formazione di carbonati, prevalentemente di calcio. Tale trattamento richiede quindi un ambiente umido, per pro-
         muovere la prima delle reazioni sopra riportate, e la presenza di CO 2, per ottenere il carbonato che sviluppa un’azione passi-
         vante e/o di intrappolamento di metalli. La via più economica, e seguita, di realizzare ciò consiste nel processo di “aging”, in cui
         le ceneri sono esposte alla carbonatazione naturale. Tenuto conto del basso contenuto assoluto di CO 2 nell’atmosfera (da non
         confondersi, al contrario, con il suo troppo elevato contenuto per l’impatto ambientale, i.e. 400 ppm), l’aging richiede tempi
         lunghi, dell’ordine del mese. Un’alternativa possibile è l’induzione di processi di carbonatazione accelerata [6,8], sottoponendo
         le ceneri ad atmosfera satura in CO 2, a data pressione e temperatura, per ridurre i tempi di trattamento ad alcune ore, ma
         “pagando” ciò con la necessità di impianti specifici ed una generale complessità nella gestione.
             Senza entrare nei dettagli, la destinazione delle BA, o di frazioni di esse, è funzione della legislazione locale. Alcuni degli
         ambiti più comuni sono quelli forniti dalle applicazioni geotecniche (sottofondi stradali o riempimento dei vuoti, per esempio),
         dalla produzione dei clinker per cementi e dal ruolo quale parte aggregata dei calcestruzzi più limitatamente, dalla produzione
         di ceramici e di vetri ceramici.

             Le FA (Fig. 6) presentano granulometria mediamente inferiore a 200 m, e tale per cui il 50% è inferiore a 50 m. So-
         no composte in prevalenza da fasi minerali, tipo alogenuri, carbonati, silicati semplici (quarzo) e solfati. In termini chimici, la FA
         presentano come specie chimiche maggiori Ca, Cl, S, K, Si, Al. Queste ceneri sono particolarmente “reattive”, quindi “instabili”,
         e pertanto complesse da gestire. A fronte di ciò, oggi sono comunemente conferite in ambienti sotterranei speciali, dopo un
         trattamento iniziale, a bassa umidità per evitare la loro solubilizzazione parziale e dispersione nell’ambiente di contaminanti.
















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