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PANGEA Numero 6 Anno 2021


         Noi manager e ciò che conta davvero misurare



                Sussurri in tempo di lockdown per una leadership a tutto tondo, capace di generare uno sviluppo
                pieno. Per non ostinarsi, come decisori pubblici e privati, a ridurre il tutto al povero livello dei dati.
                Che sta solo alla base della piramide della conoscenza, di cui serve soprattutto la punta: la saggez-

                za. Un breve abbecedario di passione civile. E umana. Per cui non esistono app.

         di Pietro Jarre




         Lavorando per trent'anni tra corporation global spesso ho sentito la frase cara ai manager mediocri: what gets
         measured gets done. Vorrebbe significare che se sei un manager puoi ricorrere / hai bisogno di un sistema di conta-
         bilità per sapere – e dimostrare – come progredisce un progetto, un’impresa, un investimento. La tecnologia digita-
         le, d’altra parte, fornisce covoni di dati. Una messe senza fine che se esiste pare inevitabile dover usare. E così, via
         con lo sport preferito: i dati facciamoli digerire a qualche sistema, torturiamoli fino a che non confessino, contiamo
         il grano, trascuriamo ciò che non si misura perché non conta.

         Ho provato nelle mie imprese ad applicare questo principio. Sembra semplice: definisci degli obiettivi –smart mi
         raccomando... - e poi dei parametri che misurino l’approssimarsi o meno agli obiettivi e il gioco è fatto. Peccato che
         spesso non funzioni, perché trattasi di un lacerto di razionalismo ridotto allo strame di abbecedario. Ricette buone
         per tostare il pane.

         I nodi di fondo


         Parliamo allora delle cose importanti nella vita di ognuno di noi, a casa o in azienda, nella società o per noi soltanto.

         Ho riflettuto molto in queste settimane sospese di lockdown e di preoccupazione per il futuro.

         Come misuri ciò che ti emoziona, ciò che ti fa sentire felice, ciò che ti entusiasma o ti fa paura?

         Quali sono le unità di misura per l’odore della neve o l’amore per colei che inaspettatamente è entrata dirompendo
         nella tua vita? Quale è il calibro per il dolore e la gioia? Qual è, ancora, il metro del tempo che ti rimane? Quali sono
         gli strumenti per misurare l’entusiasmo di un gruppo di lavoro che ha appena finito una riunione sincera, dove il
         profumo di un’idea ha sconvolto i piani prospettati sullo schermo e eccitato tutti, finalmente, all’iniziativa?


         I metodi rozzi

         L’irritazione per i metodi rozzi del management corporate, in quelle riunioni global, rigurgitava appellandosi alla
         mia esperienza quotidiana. Sono proprio le cose che non sappiamo misurare quelle che fanno la differenza. E crea-
         no il successo, anche quello ben tangibile, che senti nella ammirazione dei tuoi dipendenti prima, e dei tuoi clienti
         poi, per quello che insieme a loro hai concepito e di cui il tuo gruppo è appunto pregno. Non è costruito affatto da
         una serie di elementi misurabili, è soprattutto costruito da fattori imponderabili.

         Che bella parola. Ferma, fermati, pensa a questa parola che fa la Storia.


         L'imponderabile

         È imponderabile il nostro intuito nel costruire l’impresa o un Paese, è immisurabile l’entusiasmo nell’organizzare le
         risorse, nello spingere oltre i limiti inconsciamente da loro temuti le persone in cui crediamo. Dove e come potrem-
         mo misurarlo? Eppure, sappiamo. Eppure, ogni vero manager che sia anche leader sa che quelle sono le cose che



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