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Rubriche

         (Figure  1  -  2),  attraverso i quali i liquidi/gas possono penetrare all’interno della roccia; la p.t.,  invece, comprende  tutte  le
         porosità della roccia, quelle aperte e quelle chiuse (Figura 2).
































                                 Figura 2: schematizzazione di un provino lapideo. In colore bleu, la

                                 porosità aperta (o porosità apparente), accessibile; in colore rosso,

                                   la porosità chiusa, non accessibile. La somma delle porosità in
                                          bleu e in rosso rappresenta la porosità totale







           Numericamente, la p.a. viene espressa come il rapporto   - sotto forma di percentuale -    tra il volume dei pori aperti e il
         volume apparente del provino di roccia. La p.t., anch’essa sotto forma di percentuale, viene invece espressa come il rapporto
         tra il volume di tutti i pori (aperti e chiusi) e il volume apparente del provino di roccia.

           La sola conoscenza della p.t. non dà informazioni complete; essa dice quanti vuoti ci sono nel complesso, ma non permette di
         distinguere tra accessibili e non accessibili. Un occhio esperto potrà già capire la natura e la tipologia dei pori, così come i
         possibili nessi tra le due porosità, ma è necessario procedere alla determinazione di entrambe. Ancora una volta, si rende
         chiaro perché la Norma EN 1936 tratta congiuntamente più grandezze.

           Un fattore che gioca un ruolo cruciale è la modalità con  cui la porosità si  estrinseca  all’interno della massa rocciosa, cioè
         come essa si sviluppa tra i costituenti e, in questo senso, la casistica è veramente ampia, in dipendenza della genesi e della
         struttura interna della roccia.
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           Facciamo un esempio: se il valore calcolato della m.v. di due calcari puri risulta molto diverso   - ipotizziamo 2700 kg/m  l’uno
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         e 2350 kg/m  l’altro -   la differenza può essere dovuta solo alla porosità. Un calcare puro, infatti, è formato esclusivamente da
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         calcite,  un  minerale  la  cui  m.v.  è  2710  kg/m ,  e,  dal  momento  che  entrambi  i  calcari  contengono  esattamente  lo  stesso
         minerale, la differenza è dovuta solo alla genesi ed alla struttura dei calcari stessi, cioè “come si sono formati” e “come sono
         fatti”  al  loro  interno.  Evidentemente  quello  che  contiene  più  vuoti  ha  “meno”  parte  solida  dell’altro,  abbassando quindi  il
         valore della m.v.

           Ecco perché rocce di una stessa macro-categoria   - in questo caso rocce sedimentarie carbonatiche -   possono registrare m.v.
         molto differenti (vedi Tabella II) a causa del modo in cui si sono formate e delle porosità che contengono.

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