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Un’altra circostanza nella quale dimensioni e grado di interconnessione giocano un ruolo cruciale si riscontra quando si ha la
deposizione all’interno delle porosità di sali disciolti nell’acqua penetrata all’interno della roccia. E’ il caso tipico di molti ambi-
enti salini e salmastri, o di atmosfere industriali, combinate a precipitazioni acide, tutti contesti nei quali i sali aggressivi sono
presenti in concentrazioni elevate. Questi ultimi, disciolti in soluzione, si depositano all’evaporazione dell’acqua e, sono capaci
di esercitare delle pressioni di cristallizzazione sulle pareti dei pori semplicemente mostruose (svariate decine di MPa), supe-
rando di gran lunga le resistenze micromeccaniche di alcuni materiali lapidei.
Le (Foto 1 - 2 - 3) illustrano alcuni esempi nei quali il degrado del materiale lapideo, oltreché esteticamente, si manifesta
anche chimicamente, fisicamente e meccanicamente: erosioni, depositi di superficie, disaggregazioni, sub-efflorescenze/
efflorescenze, alveolizzazioni ed altro.
Foto 1: Degrado esteso in lastre parietali di arenaria, con disgregazioni, esfoliazioni, scagliature e distacchi (Vienna, Austria). L’arenaria
interessata è contraddistinta da elevati valori di porosità aperta e totale (test secondo EN 1936) nonché da numerose porosità
intercomunicanti (esame petrografico secondo EN 12407)
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