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GEOMORFOLOGIA E GEOLOGIA

             La valutazione della suscettibilità alle frane (da effettuarsi separatamente per ciascuna tipologia) si articola nel-
         le seguenti fasi:
            realizzazione  di  cartografie  tematiche  relative  ai  parametri  sopra  indicati  (litologia,  uso  del  suolo,  acclività,
             etc.);
            individuazione di aree omogenee per i diversi parametri ricavata dalla sovrapposizione dalle cartografie tema-
             tiche;
            mappatura delle frane avvenute nel passato;
            calcolo della superficie totale occupata da ciascuna area omogenea individuata e della superficie in frana pre-
             sente in esse;
            calcolo dell'indice di suscettibilità alle frane, dato dal rapporto tra l’area in frana e l'area omogenea e suddivi-
             sione degli indici in classi di valori significativi per l'individuazione di zone a diversa suscettibilità alle frane.
             La cartografia relativa alla suscettibilità del territorio alle frane dovrebbe essere alla base della corretta pianifi-
         cazione territoriale nei comuni delle zone montane e collinari del nostro Paese: non si dovrebbe costruire nelle zo-
         ne a suscettibilità alle frane alta o molto alta (Figura 4).
























             Fig. 4. Come per tutti gli altri pericoli geologici, la cartografia della suscettibilità del territorio alle frane adotta una colo-
         razione “semaforica”: rosso scuro (molto alta), rosso (alta), giallo (moderata), verde chiaro (bassa) e verde scuro (molto bassa).



         2.3 La pericolosità idrologica
             La valutazione della pericolosità idrologica comporta il calcolo della portata di massima piena che può originar-
         si dal bacino retrostante una sezione trasversale di un corso d’acqua (o di un impluvio) a seguito di una pioggia di
         progetto (le direttive delle Autorità di bacino distrettuale indicano solitamente un tempo di ritorno di 200 anni),
         nonché la delimitazione delle zone che verrebbero occupate da tale flusso. Queste zone dovrebbero considerarsi
         pericolose e quindi non idonee all’utilizzazione urbanistica.
             Per il calcolo delle portate di massima piena, in tutto il mondo si usa il Metodo Razionale, concepito dal mate-
         matico e idraulico veneto Giuseppe Turazza (professore a Padova, patriota e senatore del primo parlamento del
         Regno d’Italia): il modello prevede che la pioggia di progetto cada con intensità costante e in modo uniforme sul
         bacino.
             La portata di massima piena Q max calcolata con il Metodo Razionale è espressa dalla seguente relazione:

                                              Q max = k · i c · C · A                                         (3)
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         dove k = fattore adimensionale che tiene conto della non uniformità delle unità di misura (se A è espressa in km  e
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         i c in mm/h per ottenere la portata Q max in m /s, k vale 0,278); i c = intensità della precipitazione critica; C = coeffi-
         ciente di deflusso; A = area del bacino a monte della sezione presa in esame.
             Le  precipitazioni  da  considerare  sono  quelle  indicate  dalle  curve  di  probabilità  pluviometrica  descritte  nel
         sottoparagrafo 3.1. Una volta che si dispone della curva con tempo di ritorno 200 anni, si dovrà scegliere la pioggia
         più pericolosa. Per tale motivo, bisogna valutare il tempo di corrivazione t c del bacino sotteso dalla sezione di im-
         pluvio che stiamo considerando, cioè il tempo che la pioggia caduta nei punti più distanti impiega per arrivare alla
         sezione stessa.



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