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PANGEA Numero 3 Anno 2020

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         In Italia, per bacini con area maggiore di 20 km , si usa solitamente la formula (4) di Giandotti:
                                                                                                           (4)



                                                                             2
         dove: t c = tempo di corrivazione espresso in ore; A = area del bacino in km ; L = lunghezza dell’asta principale del
         corso d’acqua estesa fino allo spartiacque in km; h mr = h m – h v (cioè l’altezza media del bacino h m rispetto alla sezio-
         ne di chiusura h v) in m.
                                                     2
             Per bacini imbriferi piccoli, dell’ordine del km , si consigliano altri metodi, come ad esempio la formula di Kir-
         pich (5) o quella di Chow (6):



                                                                      , 0  77
                                                                L                                    (5)
                                                 t    , 0  000325    
                                                  c
                                                                 S  
                                                                     , 0  64
                                                               L                                     (6)
                                                 t    , 0  00116    
                                                  c
                                                                S  

         dove: t c = tempo di corrivazione espresso in ore; L = lunghezza dell’asta principale del corso d’acqua estesa fino allo
         spartiacque in m; S = pendenza dell’asta principale (m/m).
             La pioggia di durata pari al tempo di corrivazione è la pioggia critica: infatti, tra le piogge che possono provoca-
         re l’arrivo contemporaneo di acqua nella sezione in esame da tutti i punti del bacino, è quella a durata minore,
         quindi la più intensa e quindi la più pericolosa (Figura 5). La sua intensità, pari al rapporto tra la sua altezza  h c
         (altezza critica) e la sua durata (il tempo di corrivazione t c), è l’intensità critica i c da inserire nell’equazione (3).

             Un altro parametro nel calcolo della portata di massima piena è rappresentato dal coefficiente di deflusso C
         (mm/mm), che rappresenta il rapporto tra l’acqua che defluisce rispetto a quella che è piovuta e tiene conto della

         permeabilità dei terreni (sebbene non venga preso in considerazione il grado di saturazione del terreno prima della
         pioggia), del tipo di copertura vegetale e della pendenza. Per determinarlo si fa riferimento a valori di letteratura
         quali ad esempio quelli proposti da Benini (1990) e riportati in Tabella 1.
             Conoscendo l’area del bacino A, e avendo ricavato gli altri parametri richiesti dal Metodo Razionale, si può a
         questo punto calcolare la portata di massima piena Q max per il tempo di ritorno di interesse.



























             Fig. 5. La pioggia più pericolosa è quella di durata pari al tempo di corrivazione t c. La sua è l’intensità critica i c = h c/t c.

             Questo calcolo è alla base della delimitazione delle Fasce Fluviali. La zona intorno ai corsi d’acqua occupata
         dalla massima piena con tempo di ritorno di 200 anni è pericolosa: all’interno di tale fascia non dovrebbero esserci



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